A frenare il reo costume, che affliggeva tutta l’Europa, perchè la stessa ne era per tutta la cagione, fu introdotta nel principio nell’undecimo secolo la tregua di Dio, per cui era vietato assalire il nemico ne’ dì festivi ed in alcuni giorni della settimana; miserabile compenso, che poco o nulla valeva allora a riparare il male, molto vale ora a farci conoscere, che nulla era allora l’autorità dei principi, verso i quali i baroni conservavano la dipendenza militare, in ragione dell’opinione che avevano del loro personale coraggio; ma non si piegavano all’autorità civile di lui. Ed in tanto più indomiti e licenziosi erano i baroni di Puglia, in quanto ognuno dì essi poteva venire in campo con gran codazzo di feudatarii da lui dipendenti per gli stessi vincoli feudali. Venti baroni dipendevano dal conte di Montescaglioso; quattordici dal conte di Avellino; altrettanti dal conte d’Aquila; diciassette dal conte di Gravina; undici dal conte di Conversano; ed ognuna di quelle baronie era suddivisa in molti feudi.
Vassalli di tal potenza e di tal indole, comechè fossero tra essi spesso in guerra aperta e sempre in attitudine guerresca, s’accordavano nel non volere che la Puglia cadesse sotto il dominio di un principe, che sapeva, voleva e poteva imbrigliargli. Nè lo volevano i vicini principi; i duchi di Napoli, i principi di Capua e soprattutto i romani pontefici, a’ quali, nell’infanzia della loro potestà temporale, dava ombra la vicinanza di un principe potente ed ambizioso.
III. - Rugiero, preparate in Palermo le forze pel caso, in cui potesse averne mestieri, con avvedutissimo consiglio, s’avvicinò alla Puglia senza alcun apparato di guerra.
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