Mentre per tutto in Europa non altro compenso era per mantenere la pubblica tranquillità e la sicurezza delle persone che la tregua di Dio, Rugiero seppe divisare il vero rimedio del male, cioè dar più vigoria alla suprema autorità, esigere l’obbedienza de’ più potenti vassalli colla forza, invece di comprarla con nuove concessioni, che li rendevano più insolenti. E se alla sua altissima idea non rispose in tutto l’effetto, i tempi più presto che lui è da accagionarne.
Conchiuso il parlamento, fece il duca ritorno in Sicilia; e, per non lasciare in Puglia alcun fomite di perturbazioni, fece giurare il Grantmesnil di ritornare oltramonti, senza farsi più vedere in Italia. Ma quel fellone, allontanatosi appena il duca, si levò in armi contro di lui, e venne ad insignorirsi di Orgeolo e Castrovillari. Però Rugiero, rivalicato con grandi forze il faro, venne ad assalirlo e l’obbligò ad arrendersi. Rivoltosi poi contro Salerno, volle consegnata la fortezza, che prima avea consentito che restasse in mano del popolo. Tornò ad assediar Troja, per obbligare quei cittadini a riedificare quelle bastite, che, per ridursi a libertà, avevano demolite alla morte del duca Guglielmo; lo stesso fece in Melfi, Venuto in cognizione che il conte d’Ariano mulinava alcun reo disegno, invase gli stati di lui; e quello ebbe a comprar la pace con cedergli Padulo e Montefosco. Tanto vigor di mente e di braccio lo resero così temuto, che il principe di Capua gli prestò l’omagio di vassallo.
VI. - Esteso a tal segno il suo dominio, Rugiero concepì l’ambizione d’assumere il titolo di re; ed a ciò fare era istigato da’ suoi cortigiani, e più che altri dal conte Arrigo suo zio materno.
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