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      Ciò era avvenuto in quei tempi. Anacleto ed Innocenzo II acremente lottavano; quello era sostenuto da re Rugiero, questo non tenendosi sicuro in Italia, era ito da prima in Francia e col denaro tratto da quelle chiese, avea comprato l’ajuto di Lotario re di Germania; e con un esercito da lui comandato, era per ripassare le alpi, per cacciar dal solio il rivale. E, perchè in un concilio da lui convocato in Francia aveva fatto scomunicare Anacleto ed i suoi fautori, speravano i baroni pugliesi, che il papa e l’imperatore fossero per dar mano alla loro rivolta.
      Il re, non ispaventò da tale apparato di guerra; anzi confidando nella celerità delle sue mosse, raccolto in Sicilia un numeroso esercito, all’apparire della primavera del 1132 sciolse le vele e pose a Taranto. Quivi si trovava il conte d’Andria, il quale, comecchè agli altri ribelli collegato, venne in corte. Il re lo ricevette a sopracciglia levate; lo minacciò di sottoporlo a solenne giudizio pei delitti, di cui veniva accagionato. Tanto avea quel conte a temere di quel giudizio, che accattò il perdono colla perdita della maggior parte dei beni suoi. Volse allora le armi il re all’assedio di Bari, ove il principe Grimoaldo si era afforzato. Voleva il conte di Avellino correre colla sua gente in difesa del consorto; il principe di Capua ne lo distolse sulla ragione che, non essendo essi ancora in aperta guerra col re, era prima da tentare di trarlo alla buona; ed altronde sperava che il re avesse a logorare lunga pezza le sue forze nell’assedio di una città tanto forte che, il pro Roberto Guiscardo avea durato tre anni per espugnarla.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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