Ottenuto così quanto desiderava, fece Rugiero ritorno in Sicilia.
La guerra, che pareva allora estinta, tornò ivi a non guari ad incrudelire più fiera. In quella età, in cui il solo timore teneva a freno i grandi vassalli, se le vicende della guerra li facevano momentaneamente piegare, restava sempre in attitudine minaccevole, ad agguatare il destro di rifarsi. E però un soffio bastava a richiamarli alla rivolta ed all’armi; ed un soffio potentissimo allora vi avea. Papa Innocenzio II cacciato da Roma, che per Anacleto si teneva, stava in Pisa, tutto inteso a trar vendetta di re Rugiero, per l’ajuto che dava al suo rivale. Finchè lo vide alle prese col principe di Capua e co’ suoi baroni, facendo la vista di non pigliar parte in tali brighe, secretamente incitava e soccorreva i ribelli. Visto poi, che costoro erano restati del tutto conquisi, gittata la maschera, si fece apertamente capo di una lega contro il re. Suscitò i Genovesi ed i Pisani a muovergli guerra; e pressanti lettere scrisse a Lotario III imperatore, per venire con grosso esercito in Italia a cacciar da Roma l’anti-papa Anacleto e punire il re di Sicilia d’avergli dato mano e d’avere usurpato Napoli all’impero. Aveva allora Lotario tanto da fare in casa sua, per le guerre, in cui era rivolto con Federico duca di Svevia, col proprio fratello Corrado e con molti dei suoi vassalli, che le mene del papa sarebbero ite a vôto, se un caso non avesse riaccesa la guerra nel cuor del regno.
Il re gravemente ammalò in Palermo; e, prima di tornar sano, infermò la regina Albira sua donna e si morì; per che, tra per la convalescenza. e il dolore di tanta perdita, si tenne gran pezza chiuso nelle sue camere, senza ammettere in sua presenza altri che i più confidenti de’ regî familiari.
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