Sapeva ben egli che tutte le spedizioni dei Tedeschi in Italia, da Carlo magno in poi, erano state grandi incursioni, che al fin de’ fini erano sempre tornate dannose agl’imperadori di Germania, che vi avevano perduto gli eserciti per la moria e per le dissensioni; conosceva che durevole essere non poteva la lega dei suoi nemici, che avevano tutti contrari interessi; e però cercò sulle prime di por tempo in mezzo, con introdurre trattati di pace, sulla speranza che l’intemperanza de’ soldati alemanni, la loro dimora in clima diverso, le discordie dei capitani e ’l suo oro, facesser venir meno le forze di Lotario e sciogliessero la lega. Non essendogli venuto fatto, lasciò che quel torrente di per sè stesso si disperdesse; ed egli in questo serbava intere le sue forze, aspettando il destro di usarle con vantaggio; nè ebbe luogo a spettare.
Credeva l’imperador Lotario nell’invadere le provincie del regno di Sicilia, raccattare un patrimonio già da lung’ora divelto dall’impero; credeva papa Innocenzio che per lui fosse lo acquisto. I Pisani, malcontenti dell’uno e dell’altro, per essere stati delusi della speranza del sacco dell’opulente città di Salerno, si ritirarono. Nè minori disgusti nacquero tra il papa e l’imperadore. Voleva ognun de’ due per sè la città di Salerno; ognun de’ due pretendeva suo essere il padronato del ricchissimo monastero di Monte Casino. Ma la più grave disputa insorse per l’investitura del nuovo duca di Puglia. Erano ambi d’accordo di volere elevare a tal dignità Rainulfo già conte d’Avellino, per essere il più prode capitano dell’età sua e ’l solo capace di far fronte al re.
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