Pretendeva Lotario dovernelo egli investire, per esser la Puglia feudo dell’impero; voleva Innocenzio essere il solo a concedere la provincia, che i suoi antecessori tanto avevano sudato per far credere feudo della romana chiesa. Diceva e diceva il vero Lotario, essere stata quella un’usurpazione de’ papi; diceva, ed anche diceva il vero, Innocenzio, volere l’imperatore usurpare un diritto, che non aveva mai avuto. Un mese stettero a batostare; finalmente uomini dotti, chiamati a dirimere la contesa, decisero di non decider nulla, e, per restare entrambi nel possedimento di quel dritto, che ognuno diceva d’avere e nissuno avea, tuttaddue concorressero all’investitura, con tenere ognun di essi da un capo il gonfalone che si diede al nuovo duca.
XV. - Composta così la gran lite, il papa e lo imperadore, credendo già assicurato il possedimento della Puglia per lo valore del duca Rainulfo, malcontenti l’un dell’altro si separarono; l’uno fece ritorno in Roma; l’altro, lasciati al duca mille Alemanni, s’incaminò per ripassare le alpi. Avevano appena costoro varcati i confini del regno, quando il re, con fiorentissimo esercito raccolto in Sicilia, fu sopra Salerno. Quei cittadini, che solo avean dovuto cedere alla prepotente forza de’ nemici, a lui con lieto animo tornarono, ed a lui s’unirono que’ quattrocento militi; ch’erano restati entro la fortezza. Venuto fuori, Nocera, Capua, Avellino furono da lui prese, saccheggiate, distrutte; e tutto il paese, che dall’aprile al settembre era stato dall’imperadore conquistato, fu in men che non si dice ripreso, e, come la rea consuetudine de’ tempi portava, messo a ferro ed a foco.
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