I Beneventani se ne dolsero al pontefice, il quale rispose: stessero di buon animo; chè presto si sarebbe posto riparo a ciò; e ne scrisse efficacemente al re. La cronica del Beneventano, che qui resta monca, ci lascia allo scuro sull’esito dell’affare; ma tale insano divisamento è stato sempre di breve durata. Gli uomini danno talvolta un valore convenzionale a ciò, che in se stesso non ne ha alcuno; un pezzo di carta può tener luogo di qualunque moneta; ma il solo valore nasce dalla libertà di rifiutarlo; se la pubblica autorità ordina d’accettarlo a forza, tutti lo rifiutano.
Conchiuso il parlamento, il re si recò in Napoli ove fu ricevuto con istraordinaria pompa. Dimorato ivi alcun tempo, assai provvedimenti diede per lo reggimento della città; molti di nuovi feudi investì; diede ad ogni milite cinque moggia di terra con cinque villani, ciò fatto, addì 5 di ottobre del 1142, montato in nave, in Sicilia fece ritorno (230), lasciato il figliuolo primogenito Rugiero al governo del suo ducato di Puglia, ed Anfuso del principato di Capua.
III. - La guerra fu per riaccendersi alla morte di papa Innocenzio II nel 1143. Celestino II, che a lui successe, si negò a ratificare il trattato conchiuso tra ’l re e’ suoi antecessori; però il re passò in terra ferma, per essere più pronto a far valere le sue ragioni. Ma Celestino dopo pochi mesi venne a morire; e nel marzo 1144 fu eletto Gherardo de’ Caccianemici da Bologna. Il re ne fu oltremodo lieto, per essere il nuovo pontefice suo amico e suo compadre; spedì a lui suoi ambasciatori, per congratularsi dell’esaltazione di lui e pregarlo ad accontarsi entrambi in alcun luogo presso i confini de’ loro stati, per dirimere a viva voce qualunque controversia.
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