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      Convennero in Coperano; ma la conferenza a nulla montò; papa Lucio non volle scattare un pelo dalle sue pretensioni. Il re fece allora avanzare un esercito nello stato romano, prese Ferentino, Terracina e strinse di assedio Veroli.
      I progressi delle armi del re furono arrestati da una domestica sciaura, la morte di Anfuso, principe di Capua e duca di Napoli, secondo figliuolo di lui; però il padre diede l’investitura di quegli stati a Guglielmo, ultimo dei suoi figli. Morì pochi mesi dopo nel febbrajo del 1145, papa Lucio. Eugenio III, che tosto dopo fu eletto, ebbe gran mestieri di farsi forte, per la sua sicurezza, dell’amicizia del re di Sicilia.
      Il popolo romano era allora inebbriato dell’eresia più politica che religiosa di Arnoldo da Brescia, il quale, mentre seguiva gli errori che si imputavano al famoso Abelardo, di cui era stato discepolo, veniva predicando: avere Gesù Cristo dichiarato, il suo regno non essere di questo mondo; la spada e lo sceltro essere solo di ragion dell’autorità civile; gli abati, i vescovi, il pontefice stesso dovere per necessità rinunziare o ai loro beni temporali, o all’eterna loro salvezza; le sole volontarie oblazioni dei fedeli essere sufficienti non a soddisfare il lusso e l’avarizia loro, ma al sostentamento d’una vita frugale ed esemplare; lamentava i vizî del clero e la corruzione. del popolo, tanto degeneri dal primitivo stato; esortava i Romani a far valere i dritti inalienabili d’uomini e di cristiani; a ristabilire i magistrati della repubblica; a rispettare il nome dell’imperatore; e lasciare ai loro pastori solo il governo spirituale della chiesa.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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