I Romani gli apposero ciò a delitto; scrissero all’imperador Corrado una lettera gratulatoria, nella quale (tanto ignoravano la storia romana) mentre sognavano libertà, si davano il vanto d’avere ristabilito il governo, nella forma in cui era sotto Costantino e Giustiniano, che avevano spente tutte le antiche istituzioni, e ridotto il governo dell’impero a puro dispotismo; lo invitavano a recarsi al più presto in Italia, per racquistare la perduta autorità e cacciare dalle usurpate provincie, il re di Sicilia, con cui s’era collegato papa Eugenio, che gli avea concesso l’uso del pastorale, dell’anello, della dalmatica, della mitra, de’ scandali; e gli avea promesso di non mandar nei suoi stati alcun legato, senza sua richiesta. Ciò era la conferma della bolla di Urbano II. Ma Corrado, tutto inteso alla spedizione di Terra santa, alla quale s’accingeva, non fece alcun caso delle fanfaluche de’ Romani.
IV. - Re Rugiero, nulla avendo a temere da questo stato, pose l’animo ad estendere i suoi domini in Affrica. Già sin dall’anno 1134 s’era egli insignorito dell’isola delle Gerbe (231); nel giugno poi del 1146 mandò una grande armata ad espugnare Tripoli, e per le interne scissure la città non oppose resistenze, I cittadini, che da prima erano fuggiti, bandito l’editto di sicurezza, tornarono alle case loro; sei mesi stette colà l’armata siciliana, a fortificar meglio la città; fece poi ritorno in Sicilia, menando seco statichi dei Tripolini, che furono rimandati, quando il dominio del re fu saldo in quelle parti (232). Era la Barberia allora afflitta da una straordinaria carestia, che bastò dal 1142 sino al 1148; per cui molti degli abitatori di quelle parti erano venuti a campar la fame in Sicilia.
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