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      E, se la storia di Sicilia ad ogni passo nol mostrasse, basterebbe questo solo fatto a provare, che la potenza degli stati, più che all’estensione loro, è da attribuirsi ad altre circostanze, col variar delle quali cresce o vien meno il nome e la forza delle nazioni. Più grave ragion di maraviglia dà il pensare che, contemporaneamente alla conquista d’Affrica, abbia re Rugiero sostenuta, con maggior rischio e più gloria, un’altra guerra contro l’impero bizantino.
      V. - Da gran tempo il nome greco era venuto inviso ai Latini. Inabili gl’imperatori di Costantinopoli a resistere ai Saracini, ai Turchi ed agli altri popoli, che avevano invaso le migliori provincie dell’impero, avevan cercato soccorso dai principi latini, con prometter loro ogni maniera di ajuto, per togliere dalle mani dei miscredenti la santa città di Gerusalemme. Un torrente d’armi e d’armati inondò allora l’oriente; e quegl’imperadore avendo forse più a dolersi dell’avarizia e dell’insolenza dei cristiani, che del valore, e dell’ambizione de’ Turchi, ricorsero all’armi dei deboli, il tradimento; e, mentre in apparenza si mostravano amici de’ crocesegnati, facevano sottomano ogni loro possa, per fare andare a male la impresa loro; intantochè si giunse allora a credere, molti tra’ Latini ed alcuno fra’ Greci lo scrissero, ed i moderni storici lo hanno senza criterio ripetuto, che, per far perire gli eserciti cristiani, si mescolava gesso alla farina del pane, che dovavan mangiare (237).
      Alle universali doglianze degli Europei aggiungeva re Rugiero particolari ragioni di querela; perocchè gl’imperadori bizantini, non potendo sgozzare la perdita della Calabria e della Puglia, onde i principi normanni li aveano cacciati, non avevan trascurato mezzo di dar molestia al re; soccorsi di danaro avevano dato al conte d’Avellino ed agli altri baroni di Puglia, che contro di lui avevan prese le armi; ed eran venuti sempre adizzando ora i Veneziani, ora gl’imperadori di Germania a muovergli guerra.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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