Venuto fuori del mare di Marmora, s’abbattè nell’armata nemica. Il greco Giovanni Cinnamo dice che i Bizantini nella battaglia, che ne seguì, riportarono una seconda vittoria; ma ciò pare smentito dal fatto, che i Siciliani in quella fazione tolsero dalle mani dei Greci il re di Francia Luigi VII, che, reduce dalla sciaurata spedizione di Terra-Santa, era stato intrapreso da quelli e contro ogni dritto fatto prigione. Sebbene il greco storico dice che il re di Francia non era stato preso prima; ma che durante la battaglia, la nave, sulla quale era, s’imbattè a passare fra le due armate, che combattevano; assalita dai Greci, Luigi si salvò sulla nave dell’ammiraglio siciliano e con esso fuggì. Che che ne sia, il re Luigi venne in Palermo coll’ammiraglio Giorgio e quindi si recò in Calabria, ove re Rugiero allora era, da cui fu grandemente onorato, e poi fatto accompagnare sino a Tusculo, dove si incontrò con papa Eugenio.
Resa intanto Corfù, volle il greco imperadore portare egli stesso la guerra in Sicilia; per lo che apprestata una grande armata, e messivi su armi e soldati in gran numero, si mise in via a questa volta; ma sopprapreso da fiera tempesta, le sue navi furono rotte o disperse, ed egli stesso potè a malo stento salvarsi, Non però venne in lui meno l’uzzolo di far la guerra al re di Sicilia. Apprestò una nuova armata, ne diede il comando a Michele Paleologo, che ad illustri natali univa il nome di gran capitano; provvedutolo d’armi e di danaro, lo mandò prima a Venezia per accordarsi con quella repubblica ed alcun mal contento barone, ed invadere poi col loro ajuto il regno.
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