Se è da credere al greco Niceta Coniate, entrato in Puglia riportò molte vittorie sugli eserciti del re e molte città sottomise coll’ajuto di un conte Alessandro, consanguineo del re, che per ingiurie sofferte si era gettato al greco; e finalmente aveva espugnata Bari. Ma il Cinnamo che scrisse la sua storia da un mezzo secolo prima del Coniate, e più prossimo a questi fatti, comechè non men di lui fosse inteso a magnificare il nome greco e denigrare il latino, non fa alcun motto di tale spedizione e di tali trionfi, nè alcuno scrittore latino ne fa cenno.
Ma le migliori speranze del Comneno eran fondate sull’accordo fatto con Corrado imperador di Germania, marito di sua sorella, quando costui per portar le armi in Gerusalemme era passato da Costantinopoli, ove avevano concepito il piano d’assalire contemporaneamente da due parti il regno di Sicilia e le sue provincie. Ritornato Corrado in Germania, non potè adempir così presto la promessa, per la guerra mossagli da Guelfo duca di Baviera, sostenuto dal danaro, che gli faceva giungere re Rugiero; e quando poi, liberatosi da quell’intoppo, si prepareva a scendere in Italia, fu colto dalla morte in Bamberga nel 1152. Ottone di Frisinga, tedesco e stretto di sangue a quell’imperadore, dice d’essere allora corsa voce ch’egli sia morto di veleno, che re Rugiero gli fece dare da un medico, che si recò in Germania, fingendo dì cansar dallo sdegno del re, o per la sua perizia si era introdotto presso l’imperadore; ma il volgo in tutta l’età ha sempre attribuito a veleno la morte inaspettata dei grandi personaggi, ed ha dato credito intorno a ciò alle favole più assurde, fra le quali è da annoverarsi questa.
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