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      Nelle civili poi decidevano in prima istanza le cause di quei feudi che non erano descritti ne’ quaderni fiscali, e rivedevano per appello tutte le decisioni de’ camerari, degli stratigoti e de’ giustizieri locali; ed avevano anche il dritto di avocare a sè le cause pendenti avanti questi magistrati e le corti delle baronie, se fra due mesi non proferivan la sentenza.
      Per la parte economica i bajuli eran dipendenti da’ camerari i quali sorvegliavano in tutta la provincia loro assegnata all’esazione de’ tributi e delle rendite fiscali; decidevano in prima istanza tutte le liti tra’ bajuli e gli appaltatori od i contribuenti de’ tributi; ed eran nelle civili giudici di appello delle cause decise dai bajuli. Tenevano anch’essi la carica a credenza od a staglio; era temporale, come quella dei giustizieri; e, spirata essa, dovevano restare cinquanta giorni presso i loro successori, soggetti alla sindicatura ed esposti a rispondere ai reclami di tutti gli abitanti della provincia. Ma la divisione geografica delle rispettive provincie non era la stessa pe’ due magistrati. Comechè i Saracini avessero divisa la Sicilia in più distretti, che si dicevano valli, e si avessero memorie del val di Demena, del val di Milazzo, del val di Mazzara, del val di Noto, del val d’Agrigento, pure re Rugiero per l’amministrazione della giustizia lasciò solo i tre valli di Demena, di Mazzara e di Noto, ed un giustiziero destinò per ciascuna. Ma per l’amministrazione della rendita dello stato pare che si sian volute assegnare ai camerarî più ristrette provincie; e si sia lasciata l’antica divisione; perocchè sino a tempi di re Federico I lo svevo si contavano tre camerari dal lato orientale del fiume Salso, e si parla del camerario del val di Agrigento, dall’altro lato.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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