Pagina (527/1468)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Il nome di Rugiero, già famoso per la severa sua giustizia, tanto alto suonò per l’istituzione della magna curia, che il Novairo dice ch’egli istituì un tribunale, al quale chiunque poteva portare i suoi reclami, e che compartiva giustizia fin contro il figlio del re (245).
      Ma v’era una corte suprema, superiore alla stessa gran corte, e ciò era il supremo consiglio, al quale lo stesso re presedea. Seguendo l’esempio di Guglielmo I d’Inghilterra, avea re Rugiero stabiliti sette grandi officiali, addetti alla corona; e ciò furono il gran contestabile, che aveva il comando generale di tutti gli eserciti; il grande ammiraglio, che comandava le armate; il gran cancelliere, che custodiva il real suggello, e lo apponeva in tutti i sovrani decreti; il gran giustiziere, da cui dipendevano tutte le corti di giustizia; il gran camerario, che soprantendeva a tutte le rendite del re; il gran protonotario, capo delle reali segreterie; ed il gran siniscalco, che avea in cura il real palazzo (246). Questi grandi officiali erano naturali componenti della corte e del consiglio del re; ma v’erano altri consiglieri, ed in alcuni casi chiamava il re al suo consiglio alcuni degli altri magistrati. In tal consiglio il re discuteva e risolveva tutti gli affari, e talvolta ancora riesaminava i giudizii della gran corte.
      Sopra tutto l’ordine pubblico stava poi il parlamento, cui era riserbato il trattare i gravissimi pubblici affari. Fu il parlamento convocato prima in Salerno, e poi in Palermo nel 1130, che conferì a Rugiero il titolo di re; nel parlamento di Ariano del 1140 furono sancite le costituzioni che ci restano dello stesso re; nel parlamento di Palermo, dello stesso anno, furono eretti i sette grandi uffizii del regno; il parlamento nel 1166 riconobbe in re Guglielmo II; conchiuse nel 1185 le nozze tra la principessa Costanza ed Arrigo lo Svevo; re Guglielmo II fece al parlamento riconoscere il dritto di lei alla successione; ma, venuto a morte in quell’anno stesso il re, il parlamento, conosciuto i mali che sarebbero venuti al regno dalla straniera dominazione, promosse al regno Tancredi conte di Lecce (247). Gli scrittori di quell’età danno a questa adunanza il nome di Curia solemnis, Curia generalis, Curia procerum.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





Rugiero Novairo Guglielmo I Inghilterra Rugiero Salerno Palermo Rugiero Ariano Palermo Guglielmo II Costanza Arrigo Svevo Guglielmo II Tancredi Lecce Curia Curia Curia