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      Nella messe doveano sessantuna giornata, stimate ogni quattro un tarì; prestavano ogni anno quattordici galline, stimate in tutto due tarì e sedici grani; e centoquaranta uova, stimate dieci grani. Tali prezzi sembrano oggi strani; ma è da considerare che il prezzo medio del frumento in due epoche lontane è la misura più approssimata delle variazioni nel valore della moneta. Paragonando il prezzo medio di quest’età a quello che la legge dava allora al frumento, si vede ch’esso costava venti volte di meno; e però la moneta valeva venti volte di più; per lo che colla stessa quantità di danaro, che oggi è necessario per avere una giornata d’aratro, uno zappatore, una gallina, un’uovo, allora se ne avean venti.
      Prossimi ai villani erano i rustici, i quali, come quelli erano dati alle campestri faccende; se non che questi lo facevano per libera elezione loro, quelli per servitù perpetua. Pare che i rustici di allora sieno gli stessi che oggi chiamiamo contadini, i quali non appartengono alla classe dei possessori di terre; ma o vanno ad opera o tolgono a coltivare a medietà o in altro modo alcun poderuccio.
      Tutti coloro poi che possedevano terre non feudali ossia allodii, o che abitavano le città ed i villaggi, esercitandovi alcuna professione o mestiere, insomma la classe intermedia fra coloro che diremo oggi nobili ed i contadini, erano allora chiamati borgesi. E, perchè alcuni fra questi erano destinati a richiesta del governo a qualche spedizione militare, e nell’informe stato, in cui erano allora i municipii, aveano una certa ingerenza negli affari del proprio comune, e forse ancora pel loro più agiato vivere, eran tenuti in maggior estimazione dei rustici, che abitavano per lo più nelle campagne.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468