Un avvenimento straordinario fece allora tale condotta maggiormente palese.
VII. - Quando re Rugiero avea conquistate le città di Affrica, tutti i profughi erano rifuggiti presso Abd al Mumen, che in Marocco regnava, il quale promise loro soccorso. Nel 1159 apprestato un esercito di centomila soldati e numerosa armata, mosse da Marocco ed a lui venne ad unirsi Al Asan, già signore di Mahadia; e colle loro forze unite cominciarono a ripigliare il paese perduto. Era fra tutte quelle città innanzi ad ogni altra forte e di gran momento Mahadia. La quale era posta in una penisola, congiunta al continente da una stretta gola; e però da quella sola parte era accessibile. Abd al Mumen conosciuta l’impossibilità d’espugnarla di viva forza, prese consiglio di cingerla in modo, che la fame avesse obbligata la guarnigione alla resa. L’armata, forte di cencinquanta legni, le fu posta intorno, ed un forte muro fu eretto sullo istmo, per impedire le sortite della guarnigione. Lasciatovi parte dell’esercito, col resto delle sue forze venne il marocchino espugnando le città entro terra, che inabili a tenere un lungo assedio, a lui s’arresero. Saputo in Palermo i progressi degli Affricani e l’assedio di Mahadia, fu una costernazione generale. Il grand’ammiraglio si mostrava più che altri sollecito della conservazione di quella piazza. I primi re di Sicilia e particolarmente Guglielmo I, adottando in tutto le maniere de’ principi orientali, avevano al loro servizio gran numero di eunuchi, i quali, convertiti in apparenza alla religione cristiana, ma musulmani in cuore, in gran veduta erano nella corte di Palermo, come in quella di Costantinopoli e di Bagdad.
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