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      L’altro per non dar sospetto di sè, finse di approvare il suo parere; ma, come da lui si divise, corse ad avvertire il conte Simone, che la congiura era per essere palesata al re. Fu mestieri, per prevenire il colpo, precipitar l’impresa. La notte stessa fu avvisato il prigioniere che tutto dovea farsi il domani.
      Nell’ora posta i carcerati furono messi in libertà; ed armati, uniti ai congiurati, si diressero alle camere del re, guidati da Simone e Tancredi, che pratichi erano dei luoghi per avere avuto lunga stanza nel palazzo. Era il re a discorrere coll’arcidiacono di Catania; al veder comparire il fratello e il nipote era per isgridarli dell’ardimento di venire, non chiamati, in sua presenza; ma al sopraggiunger degli altri, conosciuto il pericolo, tentò di fuggire; e non gli venne fatto. Spaventato al veder farsi avanti colle spade nude il conte d’Alesa e Roberto di Bovo, uomini crudeli, cominciò a raccomandarsi agli altri per salvargli la vita, dichiarandosi pronto a consentire a quanto avessero chiesto e fino ad abdicare il regno. Riccardo di Mandra, che uno dei congiurati era, postosi in difesa del re, impedì ch’egli fosse morto, di che ebbe poi merito; così restarono contenti gli altri baroni all’arresto del re.
      In questo, la marmaglia, ch’era nelle carceri, venutane fuori, si diede a saccheggiare il real Palazzo; danari, vasi preziosi, ricchissimi arredi ne furono tratti in gran copia; e nel trambusto non fu rispettata la pudicizia delle donzelle addette al servizio della regina.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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