Riccardo di Mandra, in merito d’aver salvata la vita al re, ebbe la carica di gran contestabile. Per Bonello il re con giuramento si obbligò ad obliare il passato e rimetterlo nella sua piena grazia.
XIV. - Erano allora in grande stato appo il re e suoi ministri l’inglese Riccardo Palmeri, eletto vescovo di Siracusa (262), e Silvestre conte di Marsico; Arrigo Aristippo, ammesso anch’egli nei reali consigli, era odiato dal re; perchè lo teneva partecipe della congiura de’ baroni; gli apponea di avere, nel passato trambusto, tenuto più giorni in casa sua alcune delle donzelle di real servizio; ma soprattutto l’odiava, perchè il cuore di lui era affatto diverso dal suo. Nell’ultimo sacco dato al real palazzo s’erano perduti quei registri, che si chiamavano defatari, ne’ quali erano scritte le consuetudini del regno, le concessioni de’ feudi col rispettivo servizio, nè potendosene fare a meno nel raunare le bande feudali, in un momento, in cui tanto necessario era al re avere una forza; fu tratto dalla prigione e rimesso in carica il gran protonotajo Matteo, il quale, per avere lunga pezza esercitato tale officio essere stato sempre al fianco di Majone, aveva tal conoscenza di que’ libri, che poteva ricomporli. Tornato per tal modo in gran potenza costui venne a risorgere la fazione dell’estinto grand’ammiraglio.
XV. - Mentre tali cose in Palermo accadevano, Tancredi nipote del re Rugiero Sclavo, figliuolo spurio di Simone, ed altri baroni, non volendo sottomettersi alle condizioni pattuite in Caccamo, s’erano riparati in Piazza, Butera ed altre città popolate di Lombardi, coll’ajuto dei quali diedero prima addosso ai saracini, che in quelle parti erano; sì che pochi ne camparono: e poi afforzatisi in Butera, venivano scorrazzando le campagne sino a Siracusa ed a Catania.
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