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      XVI. - Liberatosi dal nemico, corse il re ad assediare Butera, ove lo Sclavo e Tancredi si erano ritirati. Era la terra fortissima di sito, frequente di popolo, ben provveduta d’armi e di viveri; per che gli assalitori vi facean poco frutto. L’impresa di per sè stessa difficile, andò in lungo per una circostanza ridevole. Tancredi e Rugiero Sclavo avean menato con loro alcuni astrologhi, per vaticinare quali giorni sarebbero per essere propizii od infausti alle armi loro; nè osavan sortire senza la costoro approvazione; e nelle sortite riuscivano per lo più vittoriosi. Il re, saputo di tali astrologhi, non al valore di Rugiero, al senno di Tancredi, alla natura dei luoghi, ma al retto vaticinar di coloro attribuiva le sue sconfitte; per mettersi del pari, astrologhi procacciò anch’egli; e fece peggio. Quando gli uni volevano giovarsi del giorno fausto, gli altri tenendolo infausto, schivavan l’incontro; però i soldati stavano per lo più colle mani in mano; l’assedio andava in lungo senza prò; i baroni della parte regia ne mormoravano; il tempo del loro servizio tirava al suo fine; l’esercito era per isbandarsi, quando un caso, non preveduto certo dagli astrologhi, diede la terra al re. Per la ripartizione de’ viveri il popolo venne in iscrezio coi soldati; ed a tale giunse il cruccio, che Rugiero e Tancredi, visto che il popolo minacciava d’aprire a tradimento le porte al re, prevennero il colpo e vennero a patti. Il re, che disperava già d’avere la città, facilmente concesse loro d’andare illesi oltre i confini del regno.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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