Avuta così Butera, Guglielmo la spianò, e vietò che in avvenire fosse più ripopolata.
Mentre in Sicilia tali cose accadevano, più gravi disordini travagliavano le provincie oltremare. Il conte di Lorotello, invaso la Puglia, era penetrato sino ai confini della Calabria; tutti i baroni, che avean prese le armi per opporsi alla tirannia di Majone, a lui s’erano uniti, tranne Giliberto conte di Gravina, cui il re avea perdonato a preghiera della regina, di cui era congiunto; il quale anzi coll’esercito regio, che comandava, procurava di opporsi alla marcia de’ sollevati, ai quali s’era accostata la contessa di Catanzaro, ed avea munito il suo castello di Taverna in Calabria, per ripararvi colla madre ed i suoi.
Il re intanto, avuta Butera, accresciuto l’esercito, si preparava a ricondurre all’obbedienza quelle provincie; ma, prima di recarvisi, per ispaventare con un grande esempio i baroni calabresi, chiamato in Sicilia il ricantato Rugiero di Martorano accagionatolo prima di fellonia, senza esserne confesso o convinto, senza alcuna forma di giudizio, di solo suo ordine lo fece carcerare, secondo l’uso crudelissimo de’ tempi.
XVII. - Passato poi coll’esercito oltremare, corse ad assediare il castello di Taverna. Era esso posto presso la vetta d’una rupe, ertissima da tutti i lati, che gli stava a cavaliere. Vani tornarono i primi sforzi per espugnarlo; gli assalitori ne furono sempre respinti, senza alcun danno degli assediati, i quali mandavan giù botti, armate esternamente di lunghi chiodi di ferro, ed enormi macigni, che rotolando giù con gran fracasso, pestavano, ferivano, disordinavano le schiere nemiche.
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