Nell’avvicinarsi a Taranto il re, que’ cittadini gli consegnarono i pochi soldati, lasciativi dal conte di Lorotello, ed e’ li fece di presente impiccare. Bari fu di suo ordine spianata dalle fondamenta. Accadde in que’ dì che un Gioario eunuco, il quale era gran camerario, malmenato dal re con parole e bastonate, volle vendicarsene fuggendo al conte di Lorotello e menando seco i reali suggelli; ma soprappreso e ricondotto al re, fu sommerso tutto vivo in mare. Il promovere tali abbiette persone alle più alte dignità, il bastonarle, il punirle in quel modo, mostra quanto la corte di Sicilia aveva allora sembianza di musulmana; e musulmano nel suo procedere era più che altri re Guglielmo.
Si accostò egli a Salerno, con fermo proponimento di spianarla come Bari. Coloro che avean dato opera alla rivolta, al suo avvicinarsi eran fuggiti; gli altri cittadini mandarono a lui incontro i maggiorenti ad implorare il perdono della città; ma Guglielmo non volle pur vederli. Il gran protonotajo, che da Salerno era, per salvare la città, fece opera che intercedessero i familiari del re e particolarmente il conte di Marsico e Riccardo Palmeri (Arrigo Aristippo più non era; che non guari prima era stato messo in carcere e vi avea lasciata la vita). Venne fatto a costoro tor giù il re dal suo pensiero, a patto che lo stratigoto ed i giudici della città menassero a lui quanti fra’ ribelli ancora vi erano; e quelli gli portarono innanzi alquanti disgraziati, i quali senz’altro esame furono di presente impiccati.
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