Fra quest’infelici, scelti alla cieca, non perchè complici della ribellione, ma per appagare lo sdegno del re, il gran protonotajo fece comprender un’uomo, che tutti i Salernitani dicevano d’esser innocente, per vendetta de’ congiunti di lui, de’ quali era nemico.
La notte stessa, mentre il cielo era sereno, una bufera istantaneamente si mosse, accompagnata da fulmini, da gragnuola e da pioggia dirotta sì, che l’esercito regio fu per essere assorto dai torrenti che ne vennero; il vento era tanto impetuoso che mandò giù le tende, svelti i piuoli, rotte le funi, che le sostenevano, talmentechè il re ebbe immantinente a ritrarsi. Alcun giorno dopo cadde in Salerno una casa mentre vi si celebravano le nozze tra una nipote del gran protonotajo ed un giovane, che a forza di minacce s’era fatto assentire al maritaggio. La sposa e tutto il corteo restarono sepolti sotto le rovine; e ciò recò il lutto in tutte le nobili famiglie di Salerno. Questi fenomeni naturali furono da tutti attribuiti all’ira di Dio, per la morte data a quell’innocente (265).
XVIII. - Mentre tali cose accadevano oltremare, scene non meno luttuose aveano luogo in Sicilia. Aveva il re lasciato a governar Palermo e ’l real palazzo il gaito Martino eunuco, al quale venne allora ad offrirsi bel destro di vendicare la morte di un suo fratello, accaduta nell’ultima sommossa. Scelti alquanti giovani de’ più valenti nel far di armi, promettendo loro per parte del re grandi ricompense, gli induceva ad accusare le persone a lui invise delle ruberie de’ reali tesori, e dichiararsi pronti a provare il delitto per la solita via della corporal battaglia.
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