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      Fece egli correr voce per la città d’avere l’imperatore Federico Barbarossa ripassate le alpi con grosso esercito, per invadere il regno; finte lettere, che apparivano scritte da varie città d’Italia, che confermavano ciò, fece spargere. La regina allora chiamato a se quel conte, mostrandosi tutta paurosa per la minacciata invasione, gli disse: non avere a chi altro affidare il governo e la difesa delle provincie oltre mare; esser egli il più prode e ’l più leale dei baroni; e però a cui conferiva il supremo comando di tutte le forze ch’erano ivi; gli dava amplissima facoltà di fare ogni appresto per la difesa delle città e castella di quelle parti; e gli ordinava di recarvisi tantosto. Il conte comechè conoscesse d’essere ciò un tranello della fazione dell’estinto Majone (275), del fuggito eunuco e del conte di Molise, pure conoscendo l’animo della regina ostinatamente avverso, unitamente al conte d’Andria suo figliuolo, si partì.
      Allontanato il conte di Gravina, restò il conte di Molise ad occupare nell’animo della regina e nel governo, il posto dell’eunuco Pietro. Furono allora con più calore riprese tutte le mene contro Riccardo Palmeri. Il ricantato cardinale capo della manifattura, procacciò dal papa un breve, con cui si ordinava a tutti i vescovi eletti di Sicilia, di recarsi in Roma, per esservi consacrati. Il colpo era diretto unicamente al Palmeri, il quale da gran tempo era stato eletto vescovo di Siracusa; ma, perchè la corte offriva più largo campo alla sua ambizione, non avea curato di farsi consacrare, per poi recarsi alla sua chiesa.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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