» Da ciò venne l’adagio, che allora corse, che pel cardinale Roma era venti miglia lontana da Palermo.
Palmeri intanto, cui di ben altro appoggio era mestieri che le giullerie, seppe secretamente con doni ed altri argomenti trarre alla sua il conte di Molise. Riproposto nel real consiglio l’affare della sua partenza, i vescovi ed i cortigiani fingevano d’intercedere per indurre il cardinale a dare un termine più largo; ma, ostinatosi quello, conchiusero d’esser necessario ubbidire. Qui levatosi il conte di Molise, con piglio severo, disse: io non so come si osi pretendere l’allontanamento d’un uomo valente, come Riccardo Palmeri, cui il morto re onorò della sua confidenza, finchè visse, e dopo morte gli affidò la cura del regno dei figli; volere ciò è un mancar di fede al re. Quei detti fecero ammutolire il cardinale e gli altri; sì che la regina stessa dichiarò che nè per la consacrazione, nè per altro qual si fosse motivo poteva permettersi l’allontanamento di Palmeri.
Pure tal contrattempo non distolse quel cardinale dal malfare. Era in que’ dì venuto in Palermo Riccardo di Sagio, gran contestabile del ducato di Puglia, non guari prima creato dalla regina conte di Fondi, il quale avea reso importanti servizî al morto re nelle commozioni di quella provincia. Dimandava costui lo scioglimento del suo matrimonio con animo di sposar poi la nipote dell’arcivescovo di Capua. La regina designò alcuni vescovi ed altri prelati per esaminar le ragioni dei conjugi e decidere sulla validità di quel matrimonio.
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