Avea allora la somma podestà fra’ ministri Riccardo conte di Molise; la carica di gran cancelliere si amministrava in comune da Palmeri e dal gran protonotajo; l’eunuco Riccardo, gran camerario, e l’eunuco Martino, che stava sopra le dogane, intervenivano anch’essi nel consiglio del re e parte avevano ai pubblici affari. Il gran protonotajo, che conosceva di non potere ottenere la carica di grand’ammiraglio, che allora vacava, aspirava ad ottenere per sè solo quella di gran cancelliere; e l’arcivescovado di Palermo con pari studio affettavano il Palmeri e ’l vescovo di Girgenti. Ma la regina, che tutt’altro avea in animo, li tenea tutti in pastura.
VII. - Era stato il giovane re fino allora sotto la disciplina dell’inglese Gualtiero Offamil, dal quale era stato istruito nelle umane lettere. Per compirne l’istruzione, avea la regina scritto ad un suo zio, arcivescovo di Roano d’inviargli persona da ciò; e quello scelse Pietro di Blois arcidiacono di Bath in Inghilterra, che era in voce d’uomo distinto per sapere che molto e con lode avea scritto, e che nel dritto civile e canonico molto avanti sentiva. Al tempo stesso avea la regina pregato quell’arcivescovo ad indurre a venire in Sicilia o il tedesco Roberto da Neoburg o il francese Stefano, figliuolo del conte del Percese, ambi congiunti di lei. Quest’ultimo accettò l’invito, ed accompagnatosi a Pietro di Blois, seguito da altri francesi, venne prima in Puglia ove unitosi al conte di Gravina, figliuolo d’un suo fratello, ne fu informato dello stato della corte e del regno di Sicilia; dimoratovi pochi giorni, temendo l’aria mal sana di quei luoghi, che la state era già innoltrata, si ridusse in Palermo.
| |
Riccardo Molise Palmeri Riccardo Martino Palermo Palmeri Girgenti Gualtiero Offamil Roano Pietro Blois Bath Inghilterra Sicilia Roberto Neoburg Stefano Percese Pietro Blois Puglia Gravina Sicilia Palermo
|