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      Forse il gran cancelliere coll’infliggere una pena tanto grave per que’ soli delitti, volle appagare il pubblico sdegno contro quel tristo per gli altri delitti suoi, che restavano impuniti; ma invano. Il popolo affollato nelle strade, per cui dovea passare, lo aspettava per lapidarlo; fu d’uopo frustrarlo solo nelle strade attorno al palazzo arcivescovile fra due fila di soldati colle spade nude; ma anche ciò fu inutile, il popolo, respinti i soldati, diede addosso allo sciaurato e lo malmenò sì, che, ricondotto nelle carceri, vi morì della stessa tormentosa morte, che avea fatto patire a tanti disgraziati.
      L’inesorabile giustizia del gran cancelliere lo rese caro a tutto il popolo siciliano; i Lombardi soprattutto, che tanto erano stati vessati da quel Roberto, furono lietissimi del gastigo e della morte di lui; gridavano d’esser pronti a spargere il sangue per la difesa dell’arcivescovo. Ma quella stessa severità sua gli tirava addosso molti e potenti nemici. I grandi, cui era chiusa ogni via di opprimere, come per lo passato, impunemente i deboli; i magistrati inferiori, avvezzi da gran tempo alle concussioni, agli abusi d’autorità ed a far mercato della giustizia, a malincuore tolleravan quel freno. Si univano a costoro il gaito Riccardo e tutta la corte degli eunuchi, i quali non avean potuto sgozzare il gastigo di Roberto, in dispetto della loro protezione; un Balcassem nobile e potente saracino, il quale rodeasi al vedere in grande stato appo il gran cancelliere il gaito Seditto, altro ricco saracino di lui nemico; intantochè nè per ossequii, nè per doni avea potuto cattare la grazia di quel ministro.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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