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      Entrati il re, la regina, i prelati, i conti, i baroni ed il gran giustiziere colla gran corte, a tutti fu negato l’ingresso.
      IX. - Il conte di Montescaglioso, sicuro che tutti ignoravano la cospirazione, cominciò ad esporre la sua indigenza, per non bastare al suo mantenimento la contea di Montescaglioso, e dimandò o il principato di Taranto o la contea di Policastro; e ciò per riportarne dal gran cancelliere una negativa, che gli avesse porto il destro d’inveire contro di lui. Qui, levatosi il conte di Gravina, si diede a rinfacciargli la turpe condotta e il delitto di metter discordia tra la regina e il re suo figliuolo, insinuando a quella di guardarsi del mal animo di questo verso di lei, e consigliandola a ritirarsi nelle sue castella co’ suoi tesori, prima che le fossero tolti di forza; e al tempo stcsso consigliava il re ad allontanar la madre, che sprecava balordamente le reali entrate e mandava il regno sossopra; e che il giovane re avea risposto, che più che dalla madre, avea ragione di diffidare di chi gli dava tali consigli. «Nè contento» soggiunse quel conte «a tanta iniquità, hai cospirato per metter a morte il gran cancelliere. Dichiara, se puoi, qui in presenza del re, qual delitto a lui apponi; t’è grave ch’egli abbia quell’autorità che tu non hai? Sii a lui pari in virtù, se vuoi esserlo in autorità; ma quest’autorità, che per le tue nequizie non avresti mai potuto legalmente ottenere, cerchi ora usurpare colla cospirazione che hai ordito, per cui ti sei fatto meritevole dì perdere, non che la contea, la vita.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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