Cominciato Guglielmo a regnare da sè, Emmanuele Comneno, imperadore di Costantinopoli, per suoi ambasciatori mandò ad offerirgli in moglie la sua figliuola Zura Maria (287) accettato il partito, fu convenuto il giorno ed il luogo, in cui il greco imperadore dovea mandare la figlia; e, giusta il costume de’ tempi, i grandi delle due corti giurarono pei rispettivi sovrani l’osservanza della convenzione. Avvicinandosi poi il giorno posto per l’arrivo della sposa, re Guglielmo, passato nel continente, venne a fermarsi in Taranto; ma ivi ebbe un bell’aspettare; l’infido greco pentito dallo sponsalizio, non volle mandar più la figliuola. Mentre il re colà si trovava, Arrigo principe di Capua fratello di lui, che lo avea accompagnato, ammalatosi, fece ritorno in Palermo, ove morì addì 19 di giugno del 1172. Il re, che sopraggiunse tre giorni dopo la morte del fratello, ne fu dolentissimo, lo fece seppellire nel duomo di Palermo, accanto il sepolcro del re Rugiero suo avo. Dopo la morte di questo principe nissuno fu più investito del principato di Capua, che indi in poi restò, come le altre provincie, sotto il diretto dominio de’ re di Sicilia.
Ardeva in questo da più anni la guerra tra lo imperatore Federico Barba-rossa e papa Alessandro III, al quale erano collegati i Lombardi e il re di Sicilia. Lo svevo, dopo d’avere battagliato con varia fortuna in Italia, per istaccar dalla lega il re Guglielmo, mandò ad offrirgli la sua figliuola in isposa, a patto di conchiudere una pace particolare.
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