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      Rispondeva l’arcivescovo: non essere da temere mali minori, se il re venisse a morire senza avere assicurato la successione; essere i dominî del re composti di stati indipendenti l’uno dall’altro, i quali rotta la successione, sarebbero per divenire nemici; estinta la legittima discendenza maschile, senza che la principessa Costanza fosse maritata, molti e potenti essere coloro che potevano aspirare al trono, nè sarebbero per mancare ad ognuno di costoro partigiani; il regno intero sarebbe per essere deserto dalle guerre intestine; solo il braccio potente di Federico poter frenare le private ambizioni; essere con più ragione da temere che lo Svevo, invece di giungere al trono di bel patto, avvantaggiandosi delle interne scissure, venisse ad insignorirsi del regno di viva forza, nel qual caso più sfrenate sarebbero le crudeltà sue e la rapacità de’ suoi.
      Guglielmo, cui la pace del regno stava tanto a cuore; malgrado il contrario parere degli altri suoi consiglieri e le insinuazioni di papa Urbano III, al quale quel maritaggio non andava a sangue, aderì al sentimento dell’arcivescovo; conchiuse il matrimonio; e per prevenire ogni disturbo, fece al parlamento riconoscere il dritto di Costanza al trono e giurare di prestarle ubbidienza come regina, nel caso ch’egli venisse a morire senza figliuoli legittimi. La sposa con onorevole corteo, menando seco cencinquanta somme d’oro, d’argento, di preziosi arredi, di sete, si recò a Milano, ove furono solenneggiate le nozze, ed al tempo stesso vi fu coronata regina di Germania (291).


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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