Per ben giudicare del carattere di Guglielmo II, non è da esaminare ciò che fece; ma ciò che non fece. Non varcar mai i limiti dalla legge prescritti; non patire che altri impunemente li varcasse; non romper mai la data fede; non gravare i sudditi di pesi straordinarii ed illegali, sono i vanti de’ buoni principi ed i vanti furono di Guglielmo II; nè un esempio dà la storia d’avere mai traviato da quella traccia. Coloro che hanno scritto che le colpe di Guglielmo I, più che a lui son da ascriversi ai rei ministri, avrebbero dovuto pensare, che in quell’età tanto licenziosa, in cui la forza privata veniva spesso alle prese colla pubblica autorità, ed anche più spesso la vincea; dopo un regno segnalato da continue cospirazioni, sommosse, guerre intestine, violenze pubbliche e privati delitti; dopo una minorità agitata dalla sfrenata ambizione de’ cortigiani; in un momento, in cui costoro aveano già sottomesso il regno e recato in loro mano tutta l’autorità del governo, non sì tosto Guglielmo II giunge a regnare da sè, i sediziosi depongono le armi, le fazioni spariscono, le leggi ripiglian l’impero. Onde ciò? Guglielmo I, venuto al regno, bandisce o mette a morte tutti i ministri del padre e si dà in braccio al solo Majone; Guglielmo II, cominciando a regnare, affida la somma delle cose all’arcivescovo Gualtiero; prelato insigne per senno, per virtù, per sapere; e tutti coloro, che tanto avean primeggiato nel passato regno e nella sua minorità, o non ebbero più autorità o l’usarono in bene.
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