Certo se essi sceglieranno un re veramente prode; se i cristiani saranno d’accordo co’ Saracini; se il re eletto saprà cattar l’amore de’ soldati con più larghi stipendî, e del popolo co’ beneficii; se munirà le città marittime e disporrà in Calabria presidî ne’ luoghi opportuni, potrà impedire che vengano in potere de’ barbari la Sicilia e la Calabria. Ma nulla appo me è da contare sui Pugliesi, i quali, vaghi di novità, si legano di leggieri in capo, ma se li meni in campo, prima di darsi il segno della battaglia, si danno alla fuga. Voglia Dio che il popolo, ed i magiorenti de’ cristiani e dei Saracini, scegliendo con unanime volere un proprio re, faccino i massimi sforzi per respingere i barbari (294).»
II. - Mentre il Falcando tali cose scriveva, non sapea che i Siciliani avean recato ad effetto quanto egli proponea. Il vice-cancelliere Matteo, seguita appena la morte del re, avea fatto riunire il parlamento, il quale dissensiente solo l’arcivescovo di Palermo Gualtiero, promosse al regno Tancredi conte di Lecce. Era costui, comechè di non retto ed occulto matrimonio, nato da Rugiero duca di Puglia, figliuolo primogenito di re Rugiero I. Prode, sagace, prudente, contro l’uso dei tempi, amava le scienze e le arti, proteggea coloro che le professavano; ed egli stesso nelle matematiche, nell’astronomia, nella musica molto avanti sentiva. Venuto in sospetto a Guglielmo I, era stato nella sua gioventù arrestato nel real palazzo; cacciato poi dal regno cogli altri baroni, si era rifuggito in Costantinopoli; richiamato e restituitigli i beni da Guglielmo II, lo avea fedelmente servito, e nell’ultima guerra d’oriente avea dato buon saggio di sè.
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