Ricevuta appena la notizia della sua promozione, si recò Tancredi in Palermo sul finire del 1189: e nel gennaro 1190 vi fu solennemente coronato. Prima cura del nuovo re fu quella di comporre le dissidie ch’erano sorte alla morte di Guglielmo tra cristiani e saracini, per cui questi malmenati da quelli, lasciato Palermo, s’erano ritirati nel paese entro terra. Re Tancredi mandò ordine a cinque de’ loro capi di ritornare in Palermo, facendoli cauti d’ogni sopruso. Volse poi l’animo a sottomettere quei baroni d’oltremare, che si negavano ancora a riconoscerlo; ed in ciò molto gli giovarono i tesori trovati negli scrigni del morto re. Il solo a non lasciarsi piegare fu Rugiero conte d’Andria, cui Guglielmo avea dato la carica di gran giustiziere del regno e ’l comando di tutta la Puglia. Non tenendosi costui da meno di un conte di Lecce, mal comportava il tornar vassallo d’un suo pari; levatosi in armi, chiamò lo svevo Arrigo a venire con armata mano all’acquisto del regno, a lui pel dritto della moglie dovuto, che il conte di Lecce avea usurpato. Quello mandò un’esercito, comandato da un Arrigo Testa maniscalco dell’impero, il quale, fatta una correria in Puglia, saccheggiato alcune città, disertone le campagne, venendo ogni giorno meno le sue forze per le malattie, pel disagio e pel clima, fece ritorno in Germania.
Ciò non di manco il conte d’Andria tenne ancora alcun tempo la campagna. Il conte della Cerra, cognato del re e da lui preposto al comando di quella guerra, tornato vano ogni sforzo per espugnare Ascoli, ove quello s’era afforzato, finse di voler terminare all’amichevole ogni contesa: propose un abboccamento; il conte di Andria venne a lui senza sospetto; ma quello con vilissimo tradimento lo fece mettere in catena e poi morire.
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