Oltracciò chiedea Riccardo, e minacciando lo chiedea, che non solo si desse alla vedova regina la contea di monte Santangelo ed i ricchissimi feudi assegnatile dal morto re in dotario, ma le si donasse un trono d’oro; e volea per lui una mensa d’oro lunga dodici piedi, larga uno e mezzo; due tripodi d’oro per sostenerla; una tenda di seta di tal grandezza, che potessero starvi a desco dugento persone; ventiquattro coppe ed altrettanti piatti d’argento; sessantamila salme di frumento, pari quantità di orzo e di vino, e cento galee armate coi viveri per due anni; dicendo d’essere stato tutto ciò promesso da Guglielmo II al re Arrigo II suo padre.
Rispondeva Tancredi di avere dato alla regina vedova, prima di partire da Palermo, per tutto ciò ch’essa avesse potuto pretendere, per le terre a lei assegnate, un milione, non si sà di che moneta; per le pretensioni di Riccardo avrebbe fatto ciò ch’era tenuto a fare, secondo le consuetudini del suo regno (296). Finalmente uomini sapienti dell’una e dell’altra parte fecero venire i due principi all’accordo; pagò re Tancredi a re Riccardo ventimila once per tutto ciò che potesse pretendere per dotario della regina vedova ed altro; lo sponsalizio fu conchiuso tra una figliuola di Tancredi ed Arturo, duca di Brettagna, nipote di Riccardo e suo successore nel regno d’Inghilterra, s’egli moriva senza figli; Tancredi pagò a Riccardo altre ventimila once in dote della futura sposa; e Riccardo s’obbligò a restituire tal danaro, nel caso che, venuti adulti gli sposi, il matrimonio non avesse luogo; finalmente Riccardo promise difendere durante la sua dimora in Sicilia, re Tancredi contro chiunque volesse spogliarlo del regno.
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