Erano in questo venuti a morte Federico Barbarossa, imperadore di Germania e Clemente III sommo pontefice; Arrigo, re di Germania e d’Italia, era succeduto al padre; Celestino III era stato promosso al pontificato. Re Arrigo, per prepararsi all’impresa di Sicilia, che tanto gli stava a cuore, ed avere un’armata che potesse stare a fronte della siciliana, comandata dal valoroso Margaritone, grand’ammiraglio del regno (298), conchiuse un trattato, come avea già fatto l’imperadore suo padre, colla repubblica di Genova, dalla quale ebbe un’armata di trentadue galee; ed egli promise di dare alla repubblica, tostocchè sarebbe venuto signore di Sicilia, la città di Siracusa ed altre terre nel val di Noto. Ciò conchiuso s’accostò a Roma con numeroso esercito, e vi fu unitamente alla moglie coronato imperadore (299).
V. - Ottenuto ciò, re Arrigo imperadore, malgrado le insinuazioni ed anche i comandi di papa Celestino, nell’aprile del 1191 si diresse coll’esercito e la moglie in Puglia. Nulla potè da prima resistere alle sue armi; Rocca d’Arce, comandata da Matteo Borrello fu espugnata di forza, saccheggiata, data alle fiamme; Sorella, Atino, Celle, Sangermano, spaventati da quell’esempio, s’arresero di queto; lo stesso fecero in Terra-di-lavoro, Teano, Capua. Aversa ed altre città; i conti di Molise, di Fondi e di Caserta e Roffredo abate di Montecasino si sottomisero allo Svevo ed a lui s’unirono. Ma quella resistenza che Arrigo per tutto non avea incontrata, la trovò in Napoli, ove comandava il conte dell’Acerra col miglior nerbo delle regie forze.
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