A questi cocollati guerrieri venne ad unirsi il conte Bertoldo, generale d’Arrigo, che altra gente alemanna seco menava; e per essi tutte quelle provincie furono messe a ferro ed a foco (301). Re Tancredi vi si recò di persona con esercito a gran pezza superiore; e fu a fronte del nemico, che, vistosi inferiore di forze, temeva d’attaccar la battaglia; nè il re volle giovarsi del vantaggio; perchè i suoi baroni gli dissero di andarne dell’onor suo, nel venire alle mani con un esercito non comandato da un altro re. Il conte Bertoldo si ritirò senza molestia; il re, dato buon ordine alle cose di Puglia e di Terra-di-lavoro, fece ritorno in Sicilia.
Nella gran catena degli umani eventi, che il volgo ascrive al caso, spesso gli avvenimenti di maggior momento sono connessi a lievissime circostanze. Quella battaglia guadagnata avrebbe forse chiusa per sempre allo Svevo la via di Sicilia. Distrutto quell’esercito, non sarebbe stato facile ad Arrigo raccattarne un’altro da stare a fronte delle forze di Tancredi, che si sarebbero a più doppî accresciute; perchè tutti que’ baroni, che stavan dubbiosi aspettando l’evento, e tutti quelli, che militavano per lo Svevo, si sarebbero, come sempre accadeva in quell’età, gittati alla parte vittoriosa. Ma il contrario era scritto negli eterni decreti.
VII. - Tornato re Tancredi in Sicilia, ebbe a soffrire l’atroce dolore della perdita del re Rugiero II, suo maggior figliuolo, morto inaspettatamente sulla fine del 1193, che allora correva. Il vecchio re non potè durare tanta passione; ammalatosi anch’egli, finì di vivere addì 20 di febbrajo del 1194. Restò erede del regno il piccolo Guglielmo III, suo secondo figliuolo, che fu coronato in Palermo nel maggio di quell’anno.
| |
Bertoldo Arrigo Tancredi Bertoldo Puglia Terra-di-lavoro Sicilia Svevo Sicilia Arrigo Tancredi Svevo Tancredi Sicilia Rugiero II Guglielmo III Palermo
|