Allontanatosi egli appena, una cospirazione cominciò ad ordirsi, per cacciarlo dal trono e mettervi in sua vece un Giordano, attenente alla famiglia normanna. L’arrivo in Sicilia della regina Costanza, principessa amata da’ Siciliani, e ben diversa di costume dagli Alemanni, acquetò per alcun tempo gli spiriti; ma come essa nulla contava nel governo, la pubblica indignazione venne ad accrescersi, la trama a stringersi.
IX. - Re Arrigo, avuto lingua di ciò, mentre ragunava un grand’esercito per portar la guerra in Sorìa, con parte di esso prese la via di Sicilia. Giunto in Capua, vi trovò lo sventurato conte di Acerra, il quale, mentre travestito cercava di fuggire, tradito da un monaco, di cui s’era fidato, era stato preso. Arrigo, fattolo prima trascinare alla coda d’un cavallo per le strade della città, lo fece appiccare per un piede alla forca. Languì così due giorni; il buffone di corte, per fare una facezia, gli legò una grossa pietra al collo con un cappio scorritojo e così lo trasse di vita, ma il suo cadavere restò colà appeso miserando spettacolo alla gente, finchè visse Arrigo. Venuto poi quel re a Messina, spedì con una forte schiera il suo gran siniscalco Arrigo Marcaldo di Kallindin a sottomettere Catania. Inutile fu la resistenza de’ Catanesi; la città fu espugnata; il vescovo, ch’era uno dei capi della cospirazione e molti nobili furono presi; molti de’ cittadini furono messi a fil di spada; molti fuggirono; molti si ricoverarono nel tempio di Sant’Agata, sulla speranza che la santità del luogo sarebbe rispettata; ma il feroce alemanno, dato foco al tempio, ve li fece tutti miseramente perire; la città stessa fu data alle fiamme.
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