Fu spedito legato in Sicilia il cardinale Ottaviano vescovo d’Ostia. Recava egli parecchie bolle ponteficie; nella prima era la concessione del regno di Sicilia, coll’espressa condizione, che la regina giurasse in presenza del legato di portarsi essa stessa, tostochè potrebbe, ed il re suo figliuolo, come fosse giunto ad età maggiore, in Roma a prestare personalmente l’omaggio; ed entrambi pagassero il tributo di mille schifati; secento per la Puglia e quattrocento per la Marca. Colle altre bolle si stabilivano i regolamenti per l’elezione de’ vescovi, gli appelli in Roma e gli altri articoli controversi. Dichiarava finalmente papa Innocenzio, che quando ne avrebbe egli conosciuta la necessità, avrebbe spediti suoi legati nel regno, e voi dovete loro ubbidire, nè giovarvi potrà alcun privilegio o bolla richiesta alla Santa Sede.
XI. - Ma quando quel pontefice credeva già di esser venuto a capo del suo disegno, le sue speranze andarono del tutto fallite. Il cardinal legato, giunto in Sicilia, vi trovò il piccolo re già coronato, e la regina Costanza già morta alcun giorno prima; e però le bolle pontificie non furono nè presentate, nè accettate e molto meno eseguite; e tutto restò nel vano desiderio di papa Innocenzio (305).
Dolentissimi furono i Siciliani per la morte della regina Costanza, ultimo rampollo d’una famiglia, ch’essi amavano e ne aveano ben donde. La Sicilia già grande, ricca, popolosa, colta, avea tenuto un posto distinto fra le nazioni; caduta poi sotto la dominazione romana, avea perduto coll’indipendenza ogni vanto; depauperata affatto dal governo bizantino, le era stato dai Saracini soprapposto un manto musulmano, che coprì per secoli la religione, la lingua, le leggi, i costumi e quant’era siciliano; le città stesse, ch’erano state l’ornamento e la gloria della nazione o caddero o perderono il nome.
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