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      Giunte notizie di ciò in Sicilia, il gran cancelliere andò in fisima: non avere, diceva egli, il pontefice alcun dritto di conceder feudi e signorie nel regno del re pupillo; aver dovuto egli, come bailo del re per la sicurezza di lui respingere la domanda del conte di Brenna, per non dare alla contessa, che poteva mettere avanti pretensioni al trono, il mezzo di farle valere. Per tali ragioni indusse gli altri reggenti a non riconoscere la concessione fatta dal papa; e per opporre al conte Brenna un capo della stessa abilità e di forze per avventura maggiori, s’unì a Marcaldo, lo chiamò in Palermo, gli diede in mano la reggia, il re e la suprema autorità. Certo la vita di Federico avrebbe allora corso gran pericolo, se Marcaldo non fosse stato tenuto a freno dalla presenza del conte di Brenna, la cui moglie avrebbe acquistato un dritto incontrastabile al trono, per la morte del solo figliolo della regina Costanza.
      Il gran cancelliere passò allora in Puglia, per afforzare le parti del conte Aropoldo, che stava a fronte del conte di Brenna, il quale, combattendo con gran valore, aveva già quasi interamente acquistato il paese a lui concesso, ed in molti e difficili incontri era uscito vittorioso; ma una volta attaccato con forze maggiori alla sprovveduta da Aropoldo ferito gravemente, vi restò prigione e poco dopo ne morì.
      Morto era poco prima Marcaldo pel taglio del calcolo, cui s’era voluto sottoporre, ed un Guglielmo Capparone corse in Palermo ed usurpò il supremo dominio. Per frenare la tirannide di costui gli altri reggenti chiesero al papa l’assoluzione del gran cancelliere che da lui era stato scomunicato e deposto dalla sede di Troja, che occupava, e da quella di Palermo, in cui s’era intruso dopo la morte dell’arcivescovo; il papa il consentì; e quello ritornato in Palermo, riprese il suo posto frai reggenti; ma i disordini crebbero per l’inimicizia tra lui ed il Capparone.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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