Ogni cosa in Sicilia era allora composta, non così oltremare.
Otone duca di Sassonia, elevato al trono imperiale dopo la morte di re Arrigo imperadore, venuto in Roma nel settembre del 1209, vi fu coronato, dopo d’aver prestato il giuramento di sostenere le papali prerogative, che si chiamavano reali di S. Pietro, e di non offendere Federico re di Sicilia (308). Erano in quell’età i romani pontefici combattuti da due contrarî sentimenti; volevano che gli eletti imperadori venissero in Roma per riavervi dalle loro mani la corona imperiale; ma, perchè molesta era per essi la dimora in quella città di principi ch’erano re d’Italia e il titolo aveano di re dei Romani e di romani imperatori, pretendevano, che, seguita appena la coronazione, sgombrassero. Ciò pretese papa Innocenzio; Otone differì la sua partenza; brighe nacquero (e sempre ne nascevano in tali casi) tra’ Romani ed i soldati alemanni; più d’uno dell’una e dell’altra parte fu morto; e forse di peggio sarebbe accaduto, se la mancanza di viveri non avesse obbligato Otone a levar le tende.
III. - Per quel contrattempo, forse non accaduto a caso, l’imperadore, posto dall’un dei lati la promessa ed il giuramento, dichiarò esser venuta l’ora di riunire al suo regno d’Italia le provincie che in altri tempi n’erano state divelte. Negò al pontefice la restituzione del paese, che si diceva donato già alla Chiesa dall’imperadore Ludovico il Pio, e che gli Alemanni aveano invaso; venuto in Toscana nel 1210, s’insignorì di parecchie città, che alla Chiesa appartenevano; e serbando forse a miglior tempo altri disegni, rivolse le armi all’acquisto del regno di Sicilia, che sconvolto da tante perturbazioni, poca o nessuna resistenza poteva opporre.
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