A tanto mutamento di cose, Otone più che di pressa si ritrasse nel novembre del 1211. Re Federigo nel marzo seguente, lasciata in Palermo la regina col figliuolo già da lei avuto venne a Roma, ove fu con grandi onorificenze accolto dal papa, dai cardinali e dal popolo; indi passò in Genova; e poi coll’aiuto dei Pavesi, dei Cremonesi, e d’Azzo VI marchese di Este, viaggiando per aspri ed obbliqui sentieri, per ischivare gli agguati dei Milanesi, partigiani d’Otone, giunse a Costanza tre ore prima del rivale che correva a soprapprenderlo. In Valcolore s’accontò con Luigi, figliuolo primogenito di Filippo Augusto re di Francia, del pari nemico d’Otone, e vi concertarono il modo d’abbattere il comune nemico. Lung’ora con varia fortuna si battagliò fino a tanto che Otone perduta la battaglia di Bouvines a fronte dell’esercito francese, comandato dallo stesso re, disperato di potere riacquistar l’impero si ritirò in Sassonia, ove finì di vivere nel castello di Hartesbourg nel 1218, assoluto della scomunica da Sifrido vescovo di Hildeshaim dopo d’avere espiato la sua colpa colla penitenza d’essere scalpitato dai suoi guatteri.
IV. - Comechè Federico I, fra’ re di Sicilia, II fra’ gl’imperadori di Germania di tal nome, fosse già riconosciuto imperadore, pure finchè visse Otone, non potè mai ottenere da papa Innocenzio d’esser coronato, per quella funesta gelosia del potere, di cui antica era la cagione e lacrimevolissimi indi in poi furono gli effetti. I romani pontefici, più di qualunque altro principe italiano, avean da temere vicini potenti, erano stati, spesso palesamente e sempre in cuore avversi ai re di Sicilia della famiglia normanna; nè avean mai lasciato scappare il destro di dar loro alcuna briga.
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