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      Non contento a tali concessioni, papa Innocenzio, nel concilio da lui convocato nel 1215 nel laterano, dichiarò che il nuovo imperadore non potesse essere al tempo stesso re di Sicilia, però prima d’esser coronato dovesse farne rinunzia al figliuolo, il quale dovesse poi dichiarare di tenerlo per pontificia concessione. Non era allora nè morto, nè vinto del tutto Otone; Federigo, visto il temporeggiarsi del papa a coronarlo, avea gran ragione di temere che egli non si rappacificasse con quello; gli fu forza dichiarare nel concilio, per mezzo dell’arcivescovo di Palermo suo ambasciatore, re di Sicilia il figliuolo, colle condizioni che si volevano.
      Fu questo il più gran trionfo della sacerdotale potenza sulla sovrana potestà. Di due potenti principi, che lottavano per l’impero, l’uno fu ridotto a farsi pestare dai guatteri, l’altro ebbe a rinunziare un regno avito dopo d’averlo spogliato delle più nobili prerogative, e prima fra tutte l’indipendenza; ma fu breve il trionfo.
      I pontefici, tenendo dritti incontrastabili da estorte concessioni, vollero comandare da padroni orgogliosi; Federigo, che per astuzia ed elevatezza d’animo non la cedeva ad alcuno, libero per la morte di papa Innocenzio III e di Otone di qualunque riguardo o timore, mentre continuava a mostrarsi condiscendente e rispettoso verso il capo della chiesa, sdegnava di obbedire da servo abbietto e governava nel fatto gli stati suoi come se integre fossero le prerogative della sua corona e nulla non avesse rinunziato.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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