Nissun paese è mai stato tanto e per tanto tempo travagliato dalle interne scissure, quanto lo fu allora l’Italia. Sì videro per tre secoli combattere precisamente principi contro principi, città contro città, famiglie contro famiglie; nè si combatteva se non per lo totale esterminio della parte avversa. Spente le più forti voci della natura, sciolti tutti i vincoli della società, si videro padri inveire contro i figli, fratelli contro fratelli; e nella città stessa i cittadini combattere fra essi, finchè una delle due partì restava padrona del campo; gli avversi erano allora banditi, i loro beni o dati o appropriati o sperperati, le case loro dalle fondamenta spianate; si videro i più atroci delitti, i più vili tradimenti riportare il plauso generale; si videro infine i ministri di un Dio di pace, per cupidigia di autorità temporale portar esca a tanto incendio, esserne il primo mantice, bandire una crociata di cristiani contro un principe cristiano, ridurlo a perdere il trono e la vita, negar sepoltura al suo cadavere, dare il suo regno a gente straniera, che non conobbe misura nelle oppressioni, intantocchè i popoli, spinti all’estremo, non ebbero altro mezzo di ricondurre al trono la legittima famiglia, che un atto atrocissimo, di cui nè le antiche, nè le moderne storie danno altro esempio.
Finchè visse Innocenzio, le cose eran ben lontane di giungere a tali estremi; Federigo mal fermo allora sul trono, piegandosi ai tempi, dovea tutto emendare; e perchè la manìa del secolo portava le genti alla guerra d’oriente, il nuovo imperadore, per ingrazianarsi di più quel pontefice, aveva anch’egli presa la croce.
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Italia Dio Innocenzio Federigo
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