Rispose Federigo al pontificio messo: sè avere gastigati a buon dritto i suoi ribelli baroni; nè altri, da lui in fuori, esserne giudice competente; promise al pontefice ed ordinò, che quindi innanzi i chierici godessero le stesse franchigie, che godevano nel regno di Guglielmo II; e con ciò diede a conoscere di essere suo intendimento considerare come non avvenute tutte le innovazioni fatte nel dritto pubblico ecclesiastico dì Sicilia dopo la morte di quel re; promise finalmente di recarsi al congresso dal pontefice proposto nel tempo assegnato.
V. - Quel congresso per varî incidenti non ebbe allora luogo: però Federigo rivolse tutte le sue cure a sottomettere i Saracini di Sicilia. Costoro, affezionati ai re normanni, dai quali assai erano stati favoriti, mal patirono la dominazione dei principi svevi, dai quali erano mistrattati; e però non lasciavano mai scappare il destro di nuocere al nuovo governo; s’erano uniti a Marcaldo ed agli altri, dei quali avean favorita l’usurpazione, ed ultimamente capitanati da un Mirabbatto, si erano levati in armi. Ritrattisi nell’interno dell’isola, altri abitavano il paese piano, ed altri occupavano luoghi muniti sulle montagne: numerosi e nelle armi valenti, eran perniciosi al governo, non che pei mali interni, che recavano, ma per lo favore che potean dare all’esterno aggressore.
Nel 1221 re Federigo imperadore venne ad assediare Aci, ove molti di essi stanziavano, e gli venne fatto di espugnar la terra ed aver nelle mani Ben Avath loro capo coi suoi figliuoli che fece appiccare in Palermo (313). Ma quella guerra fu interrotta, prima della morte della regina imperatrice Costanza accaduta in Catania nel dì 23 giugno 1222, e poi dalla gita di Federigo nel continente per abboccarsi col pontefice.
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