S’unirono in Veroli e discussero il modo da tenere per riportare le armi cristiane in oriente. Propose Federigo di chiamare al congresso stabilito in Verona anche i due gran maestri degli Ospedalieri e dei Tempieri, i quali per lo lungo soggiorno loro in Gerusalemme potevano dare le migliori direzioni per quell’impresa, della quale si mostrava sempre voglioso.
Non più in Verona, ma in Ferentino quel congresso ebbe luogo. Si stabilì di non dare alcun passo durante la tregua conchiusa col Soldano alla resa di Damiata; Federigo chiese ed ottenne due anni di tempo per adempiere alla promessa da gran tempo fatta; e papa Onorio, per maggiormente indurvelo, fece che il re di Gerusalemme a lui fidanzasse la Isabella, che alcuni chiamano Giolanda, sua figliuola, nella quale, per esser morta la regina Maria di Monferrato madre di lei, che avea recato in dote quel regno, si era trasfuso il dritto alla corona. E per essere la fidanzata impuba, fu pattuito di aver luogo il maritaggio ivi a quattr’anni.
Fatto ritorno in Sicilia, Federigo riprese la guerra contro i Saracini. Coloro che abitavano il paese piano spaventati dalla prigionia e dal gastigo inflitto a Mirabatt loro capo, promisero sottomettersi ed essere quindi innanzi fedeli ai re; nè ebbero altro gastigo, che d’esser tutti (erano ventimila) mandati a stanziare in Nocera città di Puglia, che indi in poi venne detta Nocera dei pagani, ed ivi molto valsero in appresso a sostenere l’autorità del re, sempre minacciata da que’ turbulenti baroni, dei quali alcuni de’ più potenti, chiamati in Palermo per prestare il loro servizio contro i Saracini delle montagne, venutivi senza sospetto, furono ad esempio de’ compagni imprigionati, e confiscati vennero i loro beni.
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