Comechè tale convenzione avesse avuto nome di tregua, pure chiaramente si vedea di avere il soldano perpetuamente rinunziato il paese ceduto, per la condizione che fosse lecito a Federigo riedificare ed accrescere le fortificazioni delle città cedute, senza che il soldano potesse far lo stesso nelle città del suo dominio.
Se il cruccio di papa Gregorio contro di Federigo fosse stato in verità cagionato da carità cristiana, per non essersi egli accinto prima alla santa impresa, la notizia della felice riuscita di essa avrebbe dovuto spegnere in lui ogni rancore; ma tutto al contrario andò la bisogna. Non contento all’avere impedito, che i crocesignati d’oltremonti avessero raggiunto l’esercito, ed all’avere scomunicato tutti coloro che accompagnavano il re imperatore, mentre gli dava poi colpa d’esser partito con poco accompagnamento; non pago d’avere bandita una crociata contro quel principe, ed aver sottoposto i regni d’Europa, quelli, cioè, quali era a lui ed ai suoi predecessori venuto fatto di estendere la temporale autorità, a gravoso tributo per le spese di quella guerra; avea spedito ordine al patriarca di Gerusalemme, a tutti i vescovi di Siria ed ai cristiani di quelle parti, di non riconoscere l’autorità di Federigo, non comunicare con lui, non prestargli obbedienza e favore; ed uno sciame di frati francescani erano stati da lui mandati in quelle parti, per predicare tali massime.
In tale disposizione trovò quelle genti Federico. Tutti furono lieti del suo arrivo, pochi osavano salutarlo re.
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