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      Papa Gregorio, cui la fortuna più non arridea, cominciò a dare ascolto alle proposizioni di pace; e la pace dopo lungo dibatto fu conchiusa il dì 23 aprile 1230 in Sangermano per opera di quei mediatori che Federigo proponea. Voleva il pontefice ritenere le due città, Gaeta, e Santagata, che a lui erano restate fedeli; si ostinava Federigo a non volerle cedere a verun patto; finalmente si convenne che arbitri scelti dall’una e dall’altra parte, nel termine di un anno avrebbero trovato modo di far tornare le due città all’obbedienza del re imperadore. Fu convenuto il perdono e la restituzione de’ beni di tutti coloro che avean parteggiato pel papa, e la restituzione di tutto il paese occupato.
      Sottoscritta la convenzione e giuratane l’osservanza, due cardinali ch’erano colà venuti per parte del papa ammonirono il re imperadore a restituire tutti i beni che avea confiscati alla Chiesa, a’ monasteri, a’ tempieri, agli ospedalieri ed a tutti i partigiani di Roma; a rimettere nelle loro sedi i vescovi espulsi; ad impedire che i chierici fossero convenuti innanzi a’ tribunali secolari; a non esiger da essi taglia o colletta; ed a fare che l’elezione dei prelati del regno fossero fatte secondo gli statuti del concilio.
      Nel seguente agosto poi Federigo venne ad accamparsi presso Ceperano, ove dal vescovo di Sabina fu assoluto della scomunica, e quindi si diresse ad Anagni per accontarsi col papa, che colà era e lo avea invitato. Vi venne accompagnato dai cardinali e da’ maggiorenti della città; il papa lo tenne a mensa con lui; a lungo si trattennero da solo a solo; il domani fece ritorno al campo (339).


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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