Dopo tutti quei perchè, conchiudea la pontificia bolla: Perciò dichiariamo sciolti dal dovere di fedeltà a lui giurata tutti coloro che a lui sono legati da tal giuramento; proibendo loro strettamente di serbarsi a lui fedeli (344).
Posta anche la verità di tutti quei perchè, la somma di essi sarebbe stata a gran pezza più lieve del fare un precetto di cristiana obbedienza della rivolta de’ sudditi contro il sovrano. Nè re Federigo imperadore si tacque; un manifesto pubblicò in Europa, nel quale dopo di enumerare dal canto suo i torti del papa, conchiudea: Giudichi Dio tra me suo campione e ’l papa suo vicario; sa Gesù Cristo, sa il mondo, che io dico il vero (345). Al tempo stesso una lettera scrisse al senato ed al popolo di Roma, nella quale diceva, che, per esser Roma la capitale dello impero, e da Roma dirsi egli imperadore romano, altamente maravigliava come il vescovo dì Roma avesse osato in quella città (nè altrove osato l’avrebbe) di calunniare un imperadore romano e maledirne il nome senza che una sola voce si fosse levata in suo favore; però gli ammoniva a levarsi con unanime volere, per vendicare la sua e la loro ingiuria. Scriveva al collegio de’ cardinali: Gesù Cristo dal nome di San Pietro, da lui destinato capo della Chiesa, dichiarò d’aver fondata la sua Chiesa sopra salda pietra, e destinò voi successori degli altri apostoli, ministri di lui; però siete voi in dovere di pigliar parte in tutto ciò che il presidente della sede di S. Pietro propone; è dunque da stupire ch’egli, sedendo in soglio (e fosse giudice giusto!
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