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      Avuta quella risposta, i messi del papa, avanti scornati che no, fecero ritorno in Roma; gli altri spediti dalla Francia, venuti in presenza del re imperadore, a lui narrarono l’offerta fatta dal papa al principe Roberto, la risposta datagli, l’oggetto della loro missione. Udite le quali cose, Federigo protestò d’essere cristiano cattolico, esclamando: Iddio mi liberi dallo allontanarmi mai dalla fede de’ miei antenati: giudichi Dio tra me e colui che tanto iniquamente mi diffama pel mondo. Poi, levando le mani al cielo, piangendo disse: Il Dio delle vendette gliene renda merito. I messi francesi assicuratolo che la Francia non sarebbe mai per pigliar le armi contro di lui, si furono partiti (353).
      Adizzato da tante provocazioni, il re imperadore volle tentare un colpo, che avrebbe posto fine alla contesa; entrare cioè in Roma e cogliervi il papa alla sprovveduta. Con tale intendimento fece nel 1240 al re Enzio suo figliuolo con grosso esercito invadere la Marca, per divertire le forze papali e della fazione guelfa; egli poi si diresse a Roma pel ducato di Spoleto. Viterbo ed altre città prossime a Roma lo accolsero con giubilo; tutti i cardinali ghibellini ed i baroni romani della stessa parte a lui vennero ad unirsi. Papa Gregorio, comechè abbandonato quasi da tutti, non si perdè d’animo. Tratte dai santuari le teste dei santi Pietro e Paolo, le menò con solenne processione per la città, predicò al popolo in folla adunato che l’eretico Federigo s’avvicinava con armata mano, per sovvertire la religione cristiana e disperdere le sante reliquie; e tornatolo a maledire e scomunicare, bandì contro di lui la crociata; il popolo, creduto da vero in pericolo la religione, corse all’armi.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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