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      Addì 3 di maggio del 1242 le due armate furono a fronte. I Genovesi ebbero grande ragione di pentirsi dal loro ardire; duemila di loro vi perirono; quattro galee furono affondate; ventidue furono prese; tutti i vescovi, gli abati, i cardinali, gli ambasciatori, coi tesori, che seco menavano, vennero in potere del vincitore. Federigo, saputa la vittoria, ordinò che tutti i prelati fossero condotti in Napoli (355).
      Quella vittoria ebbe conseguenza di gran momento. La fazione ghibellina fece cuore; i guelfi addoppiarono i loro clamori contro di Federigo, il concilio non ebbe più luogo; il re imperadore fu più temuto, ma anche più odiato da papa Gregorio e dai suoi successori e finchè visse non ebbe più pace; con maggiore rabbia fu perseguitato il figlio in vita, e, perduto la vita e il regno, s’inveì fin contro il cadavere; il sangue del nipote non ispense l’odio, che si tramandò per secoli a tutti coloro, che tennero la corona di Sicilia, cagione primaria e forse unica della contesa; nè fu assopito se non dal progresso generale dei lumi e dalla maggior consistenza dei governi d’Europa.
      IX. - Tra tante angoscie addì 21 d’agosto del 1241 venne a morte papa Gregorio nell’età di presso a cent’anni; e la sua morte, avanti che spegnere, servì ad accrescere le dissidie. Non era facile la scelta del nuovo pontefice; il conclave era diviso tra le due fazioni, che stavano in bilico; e nessuno ambiva il trono pontificio in tempi così tempestosi. I cardinali forse per uscir d’impaccio scelsero da prima un travecchio ed infermiccio porporato, che fece chiamarsi Celestino IV, ma costui visse pochi giorni.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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