Papa Innocenzio si mostrava contento di tali proposte; ma pretendea, che prima Federigo adempisse quanto promettea e poi lo avrebbe assoluto della scomunica; questi all’incontro volea che, prestato da suoi ambasciatori il giuramento d’osservare la convenzione, fosse assoluto. Erano in ciò del pari ostinati, perchè diffidavan del pari l’uno dell’altro; e però la trattativa tornò come le altre volte inutile.
X. - Mentre messaggi andavano e venivano dall’una all’altra parte, papa Innocenzio venne a Civita Castellana, dicendo che ivi meglio poteva trattarsi la pace, per essere quella città più vicina al luogo, in cui Federigo si trovava. Avuta da costui l’ultima ricisa risposta di volere essere assoluto della scomunica, prima di venire all’adempimento de’ patti, una notte, travestito con pochi compagni, campò ed a spron battuto si ridusse a Civitavecchia, ove stavano ad aspettare ventitrè galee genovesi. Salito sopra una di esse, venne a Genova; e quindi si ridusse a Lione in Francia, città allora indipendente, perchè soggetta alla giurisdizione del suo arcivescovo.
La subita sparizione del pontefice diede luogo a contrarî parlari; dicevano i guelfi: esser egli repentinamente fuggito per l’avviso avuto che la notte stessa trecento cavalieri toscani eran per venire a sopprapprenderlo. I ghibellini allo incontro dicevano, non sopravvennero, come avrebbero dovuto, essendo ignari della fuga del papa; l’aver egli trovata a Civitavecchia l’armata genovese, che stava ad aspettarlo, rendea manifesto che la cosa era da gran tempo preparata; essere piuttosto da credere ch’egli si fosse recato in Francia, non perchè era inseguito, ma per trarre dalle chiese di oltremonti quel denaro, che per essere il paese intermedio occupato dal re imperadore, non poteva a lui esser portato.
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